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In calo gli stupri, spesso opera di italiani e conoscenti

di linda 26 febbraio 2009

Violenza sulle donne

Mi ha molto colpito l’intervista che Chiara Valentini dell’Espresso ha fatto ad  Alessandra Kustermann, responsabile del Centro diagnosi prenatale e dei grandi prematuri al Policlinico Mangiagalli di Roma. La Kustermann è una delle ginecologhe più conosciute in Italia, sia per la sua lotta a favore della legge sull’aborto, sia perché dal 1996, cioè dall’entrata in vigore della legge che ha trasformato la violenza sessuale da un reato contro la moralità pubblica ad un reato contro la persona, è la responsabile del Soccorso Violenza Sessuale dello stesso nosocomio.

In questi anni il centro ha aiutato gratuitamente oltre 5mila donne diventando contemporaneamente una fonte importantissima di informazioni nell’ambito delle violenze sessuali. La Kustermann in questa intervista ha ribadito come sia una falsità considerare il 2009 l’anno dell’emergenza stupri, infatti,  “da tre anni i dati sono praticamente invariati. Quel che è cambiata è l’attenzione dei media. In questo momento molti cronisti sono sguinzagliati nelle questure alla ricerca di casi clamorosi, che riempiono i telegiornali e le prime pagine”. A confermare la dichiarazione della Kustermann ci sono i dati emessi ieri dal Viminale che parlano di un significativo calo degli episodi di violenza sessuale, passati dai  5.062  del 2007 ai 4.637 del 2008 (– 8,4%). E’ chiaro, quindi, come sia l’attenzione spasmodica dei media a trasformare questi casi di cronaca in elementi giustificanti uno stato di perenne terrore ed allerta. Una lente di ingrandimento al posto giusto che sfrutti l’onda della paura e dello smarrimento per i propri fini politici, siano essi il pacchetto sicurezza, le ronde cittadine o la caccia selvaggia all’immigrato.

Prima di tutto – ha ribadito nell’intervista Alessandra Kustermann – voglio ricordare che in percentuale ci sono molte più violentate fra le straniere che fra le italiane, anche se il dato sfugge alle statistiche ufficiali perché quasi mai osano fare una denuncia. Ma da noi come in altri centri ne arrivano sempre di più a raccontare gli stupri non solo dei loro connazionali ma degli italiani, che spesso sono i datori di lavoro”. Una situazione ribaltata rispetto al sentire comune che sconvolge e deve far riflettere. E quindi facciamolo. Riflettiamo e cerchiamo di non accettare in modo acritico quello che ci vogliono propinare come verità ineluttabile.

Per leggere tutta l’intervista ‘E’ una guerra contro le donne

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