Il problema è venuto avanti furtivo, a piccoli passi, di notte come i ladri avrebbe detto il Maestro, ed ora ce lo troviamo qui in tutta la sua, diciamo cosi’, drammaticità. Si tratta del copia/incolla che negli ultimi tempi ha mietuto vittime illustri, da Sgarbi che lo ha fatto con un testo sul Botticelli, a Galimberti che ha pubblicato una serie di lavori dei suoi studenti, a Saviano che sul suo Gomorra avrebbe riportato alcuni articoli di giornale, fino ad Augias che, accusato di aver fatto copia/incolla nei suoi ultimi due libri a tema religioso, ha ammesso candidamente di aver prelevato qua e là da Internet senza poter citare la fonte perché sconosciuta.
Io sono dell’opinione che Google sia il fenomeno massmediologico più dirompente dopo Gutemberg. Un’invenzione (possiamo chiamarla così?) che cambierà tutto il sistema della comunicazione del futuro. Intanto rileviamo che la copiatura sul Web diventa scandalosa quando il copia/incolla, quasi legittimo e ormai diventato prassi, si sposta dal virtuale per approdare alla carta stampata dove vigono le antiche norme del copyright entrate in uso con l’invenzione della stampa, perchè prima non esistevano autori e nemmeno titoli che indicassero l’originalità dell’opera.
Il secondo fenomeno è appunto il Web che sta raccogliendo in un punto virtuale tutto lo scibile umano, accelerandone la consultazione poiché il testo non è più raccolto da atomi e se ce lo aveva uno per la consultazione, l’altro doveva aspettare che ritornasse sullo scaffale, ma essendo composto di pura energia, puo’ essere consultato contemporaneamente da più persone. Uno studioso che vuole scrivere un saggio su qualsiasi argomento, non ha più bisogno di andare per biblioteche dove consultare i testi da cui attingere (siamo nani portati sulle spalle di giganti) ma gli basta consultare un motore di ricerca per trovare quasi tutto quello che gli serve. Che poi usa.
Come potrebbe uno studioso scrivere una riflessione su Gesù Cristo senza aver prima consultato gli esegeti, i teologi, gli ermeneuti che lo hanno preceduto? Lo scandalo nasce secondo me da due eventi sovrapposti: il primo è che il Web ha una memoria pressoché infinita e pure una capacità sovraumana di richiamare e ricordare. Basta digitare su Google “ha copiato” ed usciranno 856.000 pagine in italiano che segnaleranno Michael Jakson che ha copiato da Albano e la Bibbia dai Babilonesi, Rosalino Cellammare che ha vinto un Festival di SanRemo con un testo di Shakespeare, Luttazzi (il comico) e Bill Hiks, Luttazzi (il musicista) e Donovan, Forza Italia e il suo inno taroccato, Berlusconi ha copiato il piano di Governo di Veltroni, ha scritto la prefazione di Utopia di Thomas More copiandola da Firpo, all’esame di avvocatura gli allievi hanno copiato, Linux ha copiato Unix, l’autrice di Harry Potter ha copiato, tesine copiate, Jovanotti ha copiato… insomma, vi lascio il piacere di continuare.
Il secondo evento, lo accennavo prima, è il copyright che è entrato in una zona d’ombra della certezza. Ricordo un episodio accadutomi durante la prima campagna elettorale di Berlusconi quando un furbacchione del Web invitò me ed altri ingenui a postare sul suo blog i manifesti taroccati della campagna elettorale. Quando ne ebbe un bel po’ li presentò a Murgia che li pubblicò ed io ricevetti (suppongo che TUTTI noi ricevemmo) una lettera da parte dell’editore che ci diceva che siccome il materiale ora era coperto da copyright eravamo pregati di esentarci dal mandarlo in giro. Capito? Le nostre minchiate, che fino ad allora giravano per il Web come minchiate, avendo ora raggiunto lo status di opera d’arte, non potevano più girare liberamente! Ma eravamo gli autori! No, l’autore era il furbacchione che aveva registrato l’opera d’ingegno. Capito?
Il problema è tutto qui e qualcuno in futuro dovrà risolvere il problema del pubblico dominio che vige nel Web ma che cambia status quando dal virtuale diventa stampa. Sembra un poco l’antico quesito se sia nato prima l’uovo o la gallina, quesito mal posto perché la gallina (hardware) altro non è che un espediente inventato dall’uovo (il software) per diffondere altre uova dopo aver immagazzinato informazioni sull’ambiente. Così – sempre secondo me – il problema non sarà risolto finchè si tenderà a proteggere il copyright letterario che non ha più senso.
So di suscitare qualche perplessità, ma io taglierei la testa al toro, e in attesa di un giurista che si pronunci, chiederei ad Augias, che ha attinto dal Web, di restituire il maltolto, lasciando che il suo testo circoli liberamente sul Web da dove in massima parte proviene, senza copyright.
www.aldoelestorietese.dilucide.com
Condivido l’analisi, mi preoccupano le possibili sintesi ossia che non ci siano più sintesi! Che tutti si copi (senza verificare l’attendibilità ed il valore di una idea o pensiero) e nessuno crei più davvero.
Già l’informazione, oggi, mi pare così. Esce un’Ansa e tutti a fare l’articolo parafrasando. Non si cercano più e notizie e l’informazione diventa, per forza di cose, di regime.
Sarà così anche di tutto quello che è cultura? Il mezzo uccide l’uomo?
Speriamo di no!
BUFFONI CON LA SVASTICA DA BENPENSANTI: BASTA CON STE PAGLIACCIATE. MANDIAMO A LAVORARE STA GENTE
Mi ricordo ancora quando scrissi la tesi. Il mio tutor (il prof l’ho visto solo 2 volte) tirò una riga sul primo capitolo della mia tesi “c’è troppa farina del tuo sacco”,disse, “al massimo le tue frasi possono fare da trait d’union tra una citazione e l’altra”. Giunto poi alle citazioni dal web mi fu consentito di fare citazione da siti per così dire “seri”, fu inutile repicare che le citazionie venivano fatti da blog “seri” che annoverava come autori noti giornalisti della carta stampata con centinaia di migliaia di contatti, niente!
Al momento della consegna della tesi in facoltà per essere messa agli atti capii l’arcano: ero costretto a firmare una postilla in cui rinunciavo ai diritti di un eventuale pubblicazione dell’elaborato e che comunque il lavoro era da riteneri essenzialemente prodotto dalla Cattedra.
Quì il problema è atavico, e ..in certi casi istituzionalizzato