Pubblicato in: Gossip e Spettacolo

Santa Verità

di linda 16 luglio 2007

Dal confessare ad una donna di essersi masturbati pensando a lei per farle uno dei complimenti più belli che esistono a dividersi a Roma la fama con il Papa, il salto è abbastanza lungo. Ma quando si parla del ‘Califfo’ ci si deve aspettare di tutto. Franco Califano, il ‘Prevert di Trastevere’, il ‘Brel romanesco’, il ‘Pasolini della canzone’, noto per il suo modo schietto di esprime quello che pensa (o per essere un simbolo della musica d’autore italiana, ahimè), senza alcuna remora alla situazione in cui queste idee vengono espresse, ne ha detta un’altra delle sue. In aperta polemica con i Comunisti Italiani, per avere utilizzato, su alcuni manifesti della festa nazionale, la famosa frase ‘Tutto il resto è noia’ come slogan, ha paragonato la sua popolarità nella capitale con quella del Pontefice. E nonostante questa ‘sacrosanta verità’ è stato ugualmente e sistematicamente escluso alle manifestazioni in programma nella capitale. La sua ira, allora, non si è rivolta solo a quei quattro cretini’ ma a tutta la sinistra, per colpa della quale è tagliato fuori dagli eventi che contano, essendo lui dichiaratamente di destra. Forse però la sua memoria è un po’ corta, tanto da farlo scivolare nel clichè dell’’amicizia politica che conta e fa lavorare’. Magari dimenticando proprio le sue sortite televisive come esperto di sesso e affini, entrate a pieno titolo nella storia della televisione (trash) italiana, oppure, il suo best seller Il cuore nel sesso – Libro sull’erotismo, il corteggiamento e l’amore scritto da uno pratico, definito da Silvia Arzola sulle colonne del mensile “Pulp” come un ‘fallocentrismo iperbolico dall’estetica trucida’. Per non parlare dei sui celebri aforismi: ‘se ami poco, ami da chiavatore, se ami tanto, no’, ‘nella palude se sarva solo er coccodrillo’, di una tale intensità da oscurare quelli celebri di Oscar Wilde e proporli come apertura del TG4. Se ci ragiona bene il Maestro, forse, avrebbe altro da recriminarsi per non riuscire a lavorare.

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