Pubblicato in: Esteri

In Iran non basta essere testimoni oculari

di Aldo 12 aprile 2010

Come successe che non feci più il gelato a Teheran:

poi invecchi e ti accorgi che ti sono rimasti tanti ricordi e pochi progetti. Sarà, ma non è questa la ragione che mi fa rimettere on line il diario del mio soggiorno a Teheran e i miei viaggi in Iran e dintorni. Succede che più tempo passa e più le notizie che ci immergono e che ogni giorno ci parlano dell’Iran, a poco a poco dentro l’immaginario collettivo in questo mondo virtuale, si delineano contorni sinistri per descrivere l’Iran, che per noi è un’etichetta che mettiamo al cassetto della nostra mente, dove abbiamo raccolto concetti come, nucleare, bombe, distruzione di massa, stato canaglia, minaccia, terrorismo et similia, dimenticando che oltre che un presidente fanatico, oltre a dirigenti tutti protesi a mantenere il loro potere, poi c’è un popolo antico, meraviglioso, fiero e gentile, gente che discende dagli antichi Persiani, la culla di tutta la nostra civiltà…

Ecco, lo so. Ora se questa noterella cade sotto gli occhi di quell’emerito Coglione che mi accusò recentemente di fare propaganda al terrorismo parlando dell’Iran, gli prende un colpo. Meglio così, io ho una sola aspirazione, che scrivendo le cose che scrivo, certa gente, Quella Gente, dalla stizza e dallo sdegno cada all’indietro, stecchita!

A voi invece, raccomando, se avete un minuto di guardare la splendida Teheran, con i miei occhi.

Poi continuate a mantenere le vostre idee in proposito, non è mai capitato che un diario di viaggio abbia fatto cambiare idee politiche a chicchessia. Ma quando sarà venuto il momento di bombardare questo gioiello architettonico, culturale ed etnico, ecco, vorrei che vi tornassero in mente queste note e vi facessero esitare…. almeno per un minuto.

HO DECISO DI POSTARNE UN PAIO ALLA SETTIMANA, PER NON STANCARVI.

UNA SPECIE DI REPORTAGE ANDATO A MALE…

Perche’ non faccio piu’ il gelato

Mi hanno chiesto di scrivere un commento sull’attuale situazione in Iran.

Certo, chiedere ad un gelataio la sua opinione sulla politica iraniana è un po’ come scendere dal carrozziere e chiedergli il fixing del dollaro. Forse la confusione nasce dal fatto che ho passato qualche tempo in Iran ed ho chiesto il permesso di soggiorno per lavoro; ecco che essere stato da quelle parti farebbe di me un testimone attendibile.

Nulla di piu’ fuorviante. Andatevi a rileggere il Marco Polo e vedrete quante puttanate ha scritto pure quel titolato testimone delle cose cinesi.

Vi racconto solo due episodi, tanto per capirci.

Sceso dall’aereo a Teheran, i funzionari dell’Ambasciata (greca) che mi hanno accolto, per prima cosa mi hanno fatto le condoglianze per la morte del Papa.

E’ morto il Papa? Loro lo sapevano ed io no.

Era venerdì, giorno di festa, e mi hanno portato un po’ in giro. Ogni persona che incontravo, ci facevamo le condoglianze.

Accidenti, dico io, questi sono proprio attenti alle cose nostre!! Invece di un equivoco si trattava perchè le condoglianze LE FACEVAMO NOI A LORO perche’ – coincidenza – era morto un Ayatollah molto venerato. Quando mi spiegano le cose, siamo in fila davanti ad una casa con un enorme drappo nero sulla facciata.

Accidenti, penso tra di me. Mi tocchera’ presenziare ad un rito funebre. Entriamo in fila ed in silenzio, le donne con lo chador, gli uomini fumano con gli occhi bassi.

Saliamo lentamente tre rampe di scale e dopo mezz’ora finalmente siamo davanti ad una porta dove un uomo in smoking ci chiede se abbiamo prenotato.

ERA UN RISTORANTE e lo avevo scambiato per un funerale.

Secondo episodio:

Andiamo in un elegante centro commerciale dove il mio accompagnatore vuole farsi riparare costosissimi occhiali Armani che non valgono la spesa. C’e’ da aspettare ed io approfitto per dare un’occhiata in giro. Vedo una folla accalcata e mi trovo davanti all’inaugurazione di una splendida gioielleria. Scicchissima. Tutta bordata di nero, i gioielli risaltano come stelle in cielo. Fiori profumatissimi e gente sorridente accetta dolcetti che il personale offre passando tra gli invitati. Sono imbarazzato, ma con un sorriso mi invitano a servirmi. I dolci sono buonissimi, alcuni a base di zafferano, altri sono frutti canditi ricoperti di cioccolato. Ne prendo tre e li porto ai miei amici. Poi, ritorno alla festa.

Musica e sorrisi e mi offrono altri canditi. Ne gusto alcuni e altri li prendo per i miei amici. Lo so, è da cafone, ma non ci bado.

Il mio accompagnatore termina le sue faccende e mi chiede dove si svolge la festa. Lo porto fino la’. Accidenti, mi dice, si tratta del funerale del titolare del negozio.

Questa volta ho scambiato il funerale per un’inaugurazione.

Questo per dire quanto contano i testimoni oculari.

ALDO VINCENT
www.giornalismi.info/aldovincent

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