Pubblicato in: Politica e Società

Questione di misure

di linda 3 luglio 2007

Una ragazzina egiziana di dodici anni è morta durante un’operazione di escissione del clitoride a Minya, in Egitto meridionale. La pratica, diffusa già ai tempi dei faraoni, è ufficialmente vietata in Egitto dal 1997. Ciò nonostante nel 2000 è stata praticata sul 97 per cento delle ragazze egiziane, sia mussulmane che cristiane. E anche in questo caso una volta di troppo. La giovane, lo rende noto il quotidiano egiziano El Masri El Yom, era stata portata dalla madre presso uno studio medico privato per essere sottoposta alla disumana mutilazione dei genitali femminili (MGF). Ma è morta ancora prima di essere trasportata all’ospedale locale. La madre, che avrebbe pagato circa 8 euro per il delicato intervento, nega qualsiasi responsabilità dell’asportazione del clitoride e punta il dito sulla negligenza della dottoressa rea di avere sbagliato l’anestesia. La polizia ha fermato entrambe le donne per avere trasgredito la legge. A difesa, però, della terribile usanza, e contro le Ong che la combattono, sono intervenuti i sindacati dei medici e un dirigente dei Fratelli Mussulmani, Essam al-Aryan. “Lavoriamo nel quadro delle legge che stabilisce la legittimità dell’escissione nel caso in cui gli organi femminili siano troppo sporgenti”. Dopo questa dichiarazione sporge spontanea una riflessione: o la legge deve essere modificata perché prevede delle misure troppo piccole per gli standard nazionali oppure le donne egiziane, nella quasi totalità, hanno un problema fisico evidente che nessun antropologo o studioso ha mai evidenziato.

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