Pubblicato in: Politica e Società

Interrogazione parlamentare per la tassazione delle prostitute

di Aldo 23 febbraio 2009

prostituta

SEX TAX (tassare il sesso)

Carla Corso e Pia Covre, fondatrici del Comitato per i “Diritti Civili delle Prostitute”, hanno presentato un’interrogazione al Presidente della Commissione Giustizia e Affari Costituzionali del Senato, dichiarando che le loro “signore in questione” sarebbero ben disposte a pagare le tasse se il loro mestiere fosse riconosciuto ufficialmente, cambiando però la denominazione in “operatrici sessuali”.

Sarebbe bello, e all’insegna paghiamo tutti, paghiamo meno. Perché se a qualcuno pare giusto far pagare il porno virtuale sul Web, non si vede perché non si debba tassare quell’altro. Che poi sarebbe addirittura più facile considerando l’”oggetto” come merce e l’atto come prestazione, secondo il principio del “Te la do–quanto fa”

Pure nel virtuale sarebbe facile la definizione, secondo il principio che è da considerarsi porno tutto ciò che lo fa venire duro ad un giudice.
Il problema nasce invece – secondo me – dall’art. 21 del DPR 633/72 per questo genere di fatturazione prevede la descrizione della natura, qualità e quantità della prestazione effettuata. Certo, si risolve tutto con una circolare ministeriale dove vengano pubblicati i corrispettivi delle parole sconce, quindi cunnigulis, fellatio, bombardino, missionario… (sessantanove e pecorina, troppo popolari forse si cambiano in “dove sei” e trenino) ma come fare con le moldave, keniote, nigeriane e cinesine che non hanno difficoltà con l’orale (capiscimi ammè) ma con lo scritto?
La Carfagna, avrà l’ardire di organizzare corsi di alfabetizzazione per giovani contribuenti escluse dalle frequentazioni ministeriali?
Mah, saperlo!

http://www.giornalismi.info/aldovincent

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