Pubblicato in: Media e comunicazione

Giornalismo italiano, non crea notizie ma solo polemiche

di Aldo 19 ottobre 2009

De Bortoli e Scalfari

De Bortoli e Scalfari

L’Inverno del nostro scontento (e del giornalismo italiano)

Prima dell’avvento del Web, succedeva che le polemiche tra giornalisti seguissero un percorso ben collaudato e – diciamocelo francamente – innocuo e produttivo. Le varie testate prendevano posizione e gli intellettuali al soldi di questo o quello sparavano le loro immonde cazzate, oppure illuminate opinioni, ad uso e consumo dei loro lettori, a cui rispondevano gli intellettuali della testata tirata in ballo con invettive o buone ragioni messe lì sulla carta ad uso e consumo dei propri lettori.

Succedeva cioè che le tirature aumentavano perchè Tizio sul Corriere dava del cornuto all’asino, cioè a Caio sul Messaggero, il quale rispondeva per le rime sul proprio giornale. Questo innocuo e sterile esercizio stilistico, manteneva alte (si fa per dire) le tirature e non faceva danni. Perchè il lettore comprando il suo quotidiano preferito si immergeva nel bagno caldo delle proprie opinioni (McLuhan dixit) che la lettura del giornale rafforzava con i commenti alle notizie, le inchieste, le campagne d’opinione.

Questo bellissimo Mondo di Biancaneve con l’avvento di Internet è sparito, visto che al prezzo di un quotidiano ogni giorno si possono leggere TUTTI i quotidiani del mondo, pure quelli che manifestano opinioni o posizioni politiche sulle quali non siamo d’accordo. Ognuno si fa un bouquet di una mezza dozzina di testate preferite che integra con gli aggregatori di news o con DAGOSPIA.
Ebbene sì, di Roberto D’Agostino, che quando aprì il suo Drudge Report nazionale si prese dell’Indiscretino, e su cui bisognerebbe cominciare a fare una seria analisi durante i corsi nelle varie facoltà di giornalismo che pullulano nel nostro Belpaese.

Oggi succede invece che ad un’invettiva di Scalfari su Repubblica, risponda Flebuccio De Bortoli sul Corriere al quale risponde Feltri sul Giornale ma il tutto viene riportato da Dagospia che ci dà l’esatto mosaico della situazione del giornalismo italiano, che si parla addosso, s’incensa, si appunta medaglie al merito per il solo fatto di essere alla greppia di questo padrone invece dell’altro, ma le notizie….ciccia.

Si è aperto il Salone del Libro di Francoforte, con grande soddisfazione degli editori italiani che vendono e bene, i loro titoli non solo in Italia ma cedono i diritti a tirature estere. I titolo? Papi, l’affaire Vaticano, la Mafia e il riciclaggio, i nuovi Mostri di Beha, che seguono un filone aperto da Gomorra di Saviano e la Casta e Deriva di Gian Antonio Stella.
Cosa c’è di strano in questo successo mondiale della nostra editoria? E’ che sono tutte inchieste giornalistiche, roba che ai tempi d’oro avreste letto sui vostri quotidiani preferiti, ma che ora i giornalisti affidano ad un altro filone più redditizio, tanto le inchieste in Italia le fa solo la Galbanelli e il Gabibbo….
Alla faccia dei direttori di testata che si parlano addosso e alle manifestazioni per la libertà d’informazione.

Aldo Vincent

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